APERTA UN'INDAGINE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SUL PRESUNTO "CARTELLO" DELLA TRIADE TEDESCA
Dopo lo scandalo del Dieselgate di non molti anni fa, si torna a parlare di emissioni puntando il dito sui marchi tedeschi; la commissione Europea ha infatti ufficializzato l'apertura di un'indagine che coinvolge i gruppi Volkswagen, Mercedes e BMW, ma si parla anche di Audi e Porsche.
I produttori tedeschi si sarebbero infatti accordati per la produzione dei nuovi sistemi anti-inquinamento SCR (“Selective Catalytic Reduction”) dei più recenti motori Diesel e dei filtri antiparticolato per i modelli a benzina, i cosiddetti OPF o GPF (“Otto” Particulate Filter o Gasoline Particulate Filter).
Questo accordo volontario servirebbe a contrastare lo sviluppo di nuove tecnologie volte alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Il "circolo dei cinque", come definito dalla stessa commissione, avrebbe così violato le norme antitrust dell'UE che vietano le pratiche commerciali restrittive, imponendosi di lavorare sulla stessa tecnologia e rallentando lo sviluppo di nuove soluzioni, risparmiando così sugli investimenti.
Il provvedimento ha mosso i primi passi nell'autunno dello scorso anno, con le prime ispezioni della commissione nelle sedi dei tre gruppi, ma solo oggi è stato reso pubblico il caso.
«La Commissione sta valutando se BMW, Daimler e VW abbiano accettato di non competere l'uno con l'altro sullo sviluppo e sulla diffusione di sistemi importanti per ridurre le emissioni nocive delle autovetture a benzina e Diesel. Queste tecnologie mirano a rendere le autovetture meno dannose per l'ambiente. Se dimostrata, questa collusione potrebbe aver negato ai consumatori l'opportunità di acquistare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia sia disponibile per i produttori», ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.
Al di la della decisione che prenderà la commissione, uno scandalo di queste proporzioni potrebbe inficiare in maniera importante la credibilità dei marchi, pesando sulle vendite e soprattutto sulle quotazioni azionarie.
Matteo Pedetti
I produttori tedeschi si sarebbero infatti accordati per la produzione dei nuovi sistemi anti-inquinamento SCR (“Selective Catalytic Reduction”) dei più recenti motori Diesel e dei filtri antiparticolato per i modelli a benzina, i cosiddetti OPF o GPF (“Otto” Particulate Filter o Gasoline Particulate Filter).
Questo accordo volontario servirebbe a contrastare lo sviluppo di nuove tecnologie volte alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Il "circolo dei cinque", come definito dalla stessa commissione, avrebbe così violato le norme antitrust dell'UE che vietano le pratiche commerciali restrittive, imponendosi di lavorare sulla stessa tecnologia e rallentando lo sviluppo di nuove soluzioni, risparmiando così sugli investimenti.
Il provvedimento ha mosso i primi passi nell'autunno dello scorso anno, con le prime ispezioni della commissione nelle sedi dei tre gruppi, ma solo oggi è stato reso pubblico il caso.
«La Commissione sta valutando se BMW, Daimler e VW abbiano accettato di non competere l'uno con l'altro sullo sviluppo e sulla diffusione di sistemi importanti per ridurre le emissioni nocive delle autovetture a benzina e Diesel. Queste tecnologie mirano a rendere le autovetture meno dannose per l'ambiente. Se dimostrata, questa collusione potrebbe aver negato ai consumatori l'opportunità di acquistare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia sia disponibile per i produttori», ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.
Al di la della decisione che prenderà la commissione, uno scandalo di queste proporzioni potrebbe inficiare in maniera importante la credibilità dei marchi, pesando sulle vendite e soprattutto sulle quotazioni azionarie.
Matteo Pedetti