IL RUGGITO DELLE GRUPPO B
È iniziata nell’ormai lontano 1982 la carriera di quel manipolo di auto destinate a fare storia nel mondo rally.
Negli anni ’70 in testa alle competizioni rallistiche di tutto il mondo trovavamo quelle del gruppo 4, come Lancia Stratos, Fiat 131, Ford Escort RS e Alpine A110, bolidi capaci di produrre più di 200 cavalli, scaricati a terra esclusivamente dall'asse posteriore.
Nel 1981 la FISA, la federazione internazionale dello sport automobilistico, decise di modificare i regolamenti, eliminando i gruppi 1,2 e 4, e introducendo i gruppi A e B; il primo pensato per avvicinarsi alle corse con un budget relativamente ridotto, correndo con modelli prodotti in almeno 5000 esemplari; il secondo, più elitario, destinato alle vetture prodotte in 200 esemplari, senza particolari limitazioni tecniche e con la trazione integrale, pensando che il peso e la complessità del sistema di trasmissione, avrebbero bilanciato l’aumento di potenza.
Da lì iniziò la vera corsa delle case automobilistiche per raggiungere la vetta delle classifiche, con modelli di anno in anno più potenti e prestanti, ma anche pericolosi.
Fu proprio in quegli anni che le competizioni rallistiche raggiunsero livelli di pubblico mai visti, giocandosi il primato con la F1, scrivendo un pezzo indimenticabile di storia.
Purtroppo, il destino di quelle macchine, capaci di scaricare a terra quasi 600 cavalli, su strade assiepate di pubblico incurante della propria sicurezza, era prevedibile.
Furono decine, esattamente 56, le auto progettate per correre nel Gruppo B, ma le vere leggende si contano sulle dita di una mano: Audi Quattro S1, Lancia Delta S4, Peugeot 205 T16 e, la meno fortunata, Ford RS 200.
La prima debuttò già nel 1980, adattandosi alle nuove specifiche nel 1982 e raggiungendo il suo apice nel 1986 con la S1 E2; l’esemplare trazione della tedesca dimostrò al mondo intero che l’integrale era la strada da percorrere per dominare ogni tipo di terreno, così come faceva la Quattro con i suoi 591 ferocissimi cavalli.
La Delta S4 sostituì nel 1985 l’altrettanto grandiosa 037, che con la trazione posteriore faticava a tenere la testa della classifica. Il gioiello prodotto da Lancia, turbo-compressa, sovralimentata e a trazione integrale, stupì fin da subito, conquistando le prime due gare a cui partecipò; fu però lei stessa a segnare la fine delle gruppo B, con il terribile incidente del 2 maggio 1986, in cui persero la vita Henri Toivonen e il navigatore Sergio Cresto. Il dominio della terza gara dal debutto, il Tour de Course, sembrava ormai certezza, ma qualcosa andò storto e un’uscita di strada avvolse tra le fiamme l’auto del finlandese mentre ancora continuava la sua corsa fra gli alberi; vano l’arrivo dei soccorsi che non potettero far altro che assistere alla tragedia.
Un’altra stella della categoria fu la Peugeot 205 T16, che debuttò a metà stagione del 1984, aggiudicandosi una speciale al Tour de Course, per poi correre anche in rallycross e alla Parigi-Dakar, finita la carriera nel mondiale rally. Alla guida la francese poté vantare piloti quali Ari Vatanen e Juha Kankkunen.
Arrivata nel 1985, l’ultima grande del Gruppo B fu la Ford RS200, progettata esclusivamente per sostituire la poco fortunata Escort RS1700T a trazione posteriore. Trazione integrale e carrozzeria leggerissima, grazie alla fibra di vetro, sono due belle carte da giocare in gara, ma i “soli” 400 cavalli dell’americana, uniti ad un pesante ritardo del turbocompressore, la destinarono alla coda della classifica.
Più piccole e meno prestanti, furono molto importanti anche la MG Metro 6R4 e la Renault 5 Maxi Turbo, guidata dal grande Jean Ragnotti, che diventerà più famoso negli anni successivi per la guida estrema di Clio e Megane.
Come già detto, il destino di queste belve era prevedibile: una serie di tragici incidenti che coinvolsero pubblico e piloti (in primis quello di Toivonen) costrinsero la FISA a bandire il gruppo B dalle corse del mondiale rally, preferendo le più docili Gruppo A, fino all'introduzione delle World Rally Car nel 1992.
Quel periodo durò solo 5 anni, ma quei mostri così difficili da domare sono destinati a rimanere nella storia dell’automobilismo sportivo, e nella memoria di ogni appassionato.
I piloti più importanti che corsero con le Gruppo B troviamo i già citati Kankkunen e Vatanen con Peugeot, Miki Biason, Merkku Alen, Toivonen e Attilio Bettega (perse la vita al Tour de Course dell'85, su 037) su Lancia 037 ed S4 e Hannu Mikkola e Walter Rohrl su Audi Quattro.
Negli anni ’70 in testa alle competizioni rallistiche di tutto il mondo trovavamo quelle del gruppo 4, come Lancia Stratos, Fiat 131, Ford Escort RS e Alpine A110, bolidi capaci di produrre più di 200 cavalli, scaricati a terra esclusivamente dall'asse posteriore.
Nel 1981 la FISA, la federazione internazionale dello sport automobilistico, decise di modificare i regolamenti, eliminando i gruppi 1,2 e 4, e introducendo i gruppi A e B; il primo pensato per avvicinarsi alle corse con un budget relativamente ridotto, correndo con modelli prodotti in almeno 5000 esemplari; il secondo, più elitario, destinato alle vetture prodotte in 200 esemplari, senza particolari limitazioni tecniche e con la trazione integrale, pensando che il peso e la complessità del sistema di trasmissione, avrebbero bilanciato l’aumento di potenza.
Da lì iniziò la vera corsa delle case automobilistiche per raggiungere la vetta delle classifiche, con modelli di anno in anno più potenti e prestanti, ma anche pericolosi.
Fu proprio in quegli anni che le competizioni rallistiche raggiunsero livelli di pubblico mai visti, giocandosi il primato con la F1, scrivendo un pezzo indimenticabile di storia.
Purtroppo, il destino di quelle macchine, capaci di scaricare a terra quasi 600 cavalli, su strade assiepate di pubblico incurante della propria sicurezza, era prevedibile.
Furono decine, esattamente 56, le auto progettate per correre nel Gruppo B, ma le vere leggende si contano sulle dita di una mano: Audi Quattro S1, Lancia Delta S4, Peugeot 205 T16 e, la meno fortunata, Ford RS 200.
La prima debuttò già nel 1980, adattandosi alle nuove specifiche nel 1982 e raggiungendo il suo apice nel 1986 con la S1 E2; l’esemplare trazione della tedesca dimostrò al mondo intero che l’integrale era la strada da percorrere per dominare ogni tipo di terreno, così come faceva la Quattro con i suoi 591 ferocissimi cavalli.
La Delta S4 sostituì nel 1985 l’altrettanto grandiosa 037, che con la trazione posteriore faticava a tenere la testa della classifica. Il gioiello prodotto da Lancia, turbo-compressa, sovralimentata e a trazione integrale, stupì fin da subito, conquistando le prime due gare a cui partecipò; fu però lei stessa a segnare la fine delle gruppo B, con il terribile incidente del 2 maggio 1986, in cui persero la vita Henri Toivonen e il navigatore Sergio Cresto. Il dominio della terza gara dal debutto, il Tour de Course, sembrava ormai certezza, ma qualcosa andò storto e un’uscita di strada avvolse tra le fiamme l’auto del finlandese mentre ancora continuava la sua corsa fra gli alberi; vano l’arrivo dei soccorsi che non potettero far altro che assistere alla tragedia.
Un’altra stella della categoria fu la Peugeot 205 T16, che debuttò a metà stagione del 1984, aggiudicandosi una speciale al Tour de Course, per poi correre anche in rallycross e alla Parigi-Dakar, finita la carriera nel mondiale rally. Alla guida la francese poté vantare piloti quali Ari Vatanen e Juha Kankkunen.
Arrivata nel 1985, l’ultima grande del Gruppo B fu la Ford RS200, progettata esclusivamente per sostituire la poco fortunata Escort RS1700T a trazione posteriore. Trazione integrale e carrozzeria leggerissima, grazie alla fibra di vetro, sono due belle carte da giocare in gara, ma i “soli” 400 cavalli dell’americana, uniti ad un pesante ritardo del turbocompressore, la destinarono alla coda della classifica.
Più piccole e meno prestanti, furono molto importanti anche la MG Metro 6R4 e la Renault 5 Maxi Turbo, guidata dal grande Jean Ragnotti, che diventerà più famoso negli anni successivi per la guida estrema di Clio e Megane.
Come già detto, il destino di queste belve era prevedibile: una serie di tragici incidenti che coinvolsero pubblico e piloti (in primis quello di Toivonen) costrinsero la FISA a bandire il gruppo B dalle corse del mondiale rally, preferendo le più docili Gruppo A, fino all'introduzione delle World Rally Car nel 1992.
Quel periodo durò solo 5 anni, ma quei mostri così difficili da domare sono destinati a rimanere nella storia dell’automobilismo sportivo, e nella memoria di ogni appassionato.
I piloti più importanti che corsero con le Gruppo B troviamo i già citati Kankkunen e Vatanen con Peugeot, Miki Biason, Merkku Alen, Toivonen e Attilio Bettega (perse la vita al Tour de Course dell'85, su 037) su Lancia 037 ed S4 e Hannu Mikkola e Walter Rohrl su Audi Quattro.
Matteo Pedetti