LAND ROVER DEFENDER, 68 ANNI “FUORISTRADA”
Ogni vero appassionato di auto almeno una volta nella vita deve aver desiderato guidare o possedere una delle tante edizioni del Defender. Sì, ne sono sicuro perchè il suo fascino va oltre la semplice natura di fuoristrada; insomma, è un'auto con la A maiuscola, ha fatto la storia e non può che essere rispettata, anche da chi non ama il fuoristrada estremo.
La sua storia inizia nel secondo dopo guerra, più precisamente il 30 aprile del 1948 quando il modello fu presentato al pubblico nella città di Amsterdam. Dopo il periodo bellico era necessaria una rinascita radicale in ogni campo della società e la Rover trovava difficile l'esportazione dei modelli lussuosi che la caratterizzavano. Il cambio d'epoca aveva modificato le priorità delle persone e per questo la casa inglese decise di progettare un innovativo fuoristrada che fosse economico e allo stesso tempo funzionale. Proprio per questo motivo era presente una trazione integrale permanente che permetteva di spostarsi su ogni terreno, anche i più dissestati, la carrozzeria era in alluminio e non aveva bisogno di una cura meticolosa ed infine c'era molto spazio all'interno nonostante le dimensioni ridotte; insomma, era un'auto semplice, affidabile e concepita per l'utilizzo quotidiano.
A dire la verità non è tutta farina del sacco dei progettisti del Regno Unito. Soprattutto se si guarda la parte anteriore dell'auto, molte linee sono infatti riprese dalla celebre Jeep che già da qualche hanno aveva portato grandi innovazioni nel mondo dei fuoristrada sviluppando le sue vetture prevalentemente nel campo militare. I fari tondi, la targa laterale e le forme squadrate non erano però una becera imitazione del fuoristrada a stelle e strisce; erano una reinterpretazione europea di una casa automobilistica che non aveva alcuna esperienza in quel campo. A favore di questa tesi c'è la storia che accompagna i modelli Jeep e i modelli marchiati Defender, entrambe accomunate dall'anima “off-road” ma con uno stile proprio e ben distinto.
Inizialmente il Defender montava motori dei precedenti modelli Rover, poiché mancavano fondi, tempo ed esperienza per poterne progettare di nuovi da zero.
La casa inglese decise di prendersi un rischio non indifferente, entrando in un mercato poco affollato, ma sconosciuto anche a loro, ma la scommessa riuscì e in men che non si dica gli inglesi avevano conquistato il segmento dei piccoli fuoristrada “tuttofare”.
Durante tutta la storia del fuoristrada inglese il nome di ogni versione era caratterizzato dal passo del modello in questione espresso in pollici, ovvero dalla distanza tra l'asse delle ruote anteriori e quello delle ruote posteriori.
La prima serie aveva un motore a 4 cilindri da 1595 cm³ e un passo da 80 pollici (circa 200 cm) ma, già nel 1949 appare una versione station wagon con un passo da 107 pollici e stessa cilindrata.
Durante il periodo tra il 1957 e il 1971 fu prodotta la seconda serie, sulla quale furono effettuate varie migliorie sia a livello meccanico, come ad esempio la trazione integrale inseribile o le marce ridotte, sia alla carrozzeria, prodotta interamente in metallo. In questa serie vennero ampliate le motorizzazioni che spaziavano da 1997 a 2286 cm³.
La terza serie prodotta tra il 1971 e il 1982 non subì grandi variazioni rispetto alla precedente tranne le motorizzazioni che partivano da 2286 cm³ su un 4 cilindri diesel.
La rivoluzione avvenne tra il 1979 e il 1983, quando venne introdotta sul mercato la versione “stage 1” che montava un motore depotenziato derivante dalla Range Rover, un 8 cilindri a V da 3528 cm³, e sulla quale venne sostituita la mascherina rientrante con una in linea con i fari, proprio come la conosciamo ancora oggi.
É in questo momento che Land Rover, dopo averne sperimentati parecchio, trova il passo ottimale per le sue vetture stabilizzando questa misura per oltre 30 anni sui modelli 90 e 110.
A dire la verità non è tutta farina del sacco dei progettisti del Regno Unito. Soprattutto se si guarda la parte anteriore dell'auto, molte linee sono infatti riprese dalla celebre Jeep che già da qualche hanno aveva portato grandi innovazioni nel mondo dei fuoristrada sviluppando le sue vetture prevalentemente nel campo militare. I fari tondi, la targa laterale e le forme squadrate non erano però una becera imitazione del fuoristrada a stelle e strisce; erano una reinterpretazione europea di una casa automobilistica che non aveva alcuna esperienza in quel campo. A favore di questa tesi c'è la storia che accompagna i modelli Jeep e i modelli marchiati Defender, entrambe accomunate dall'anima “off-road” ma con uno stile proprio e ben distinto.
Inizialmente il Defender montava motori dei precedenti modelli Rover, poiché mancavano fondi, tempo ed esperienza per poterne progettare di nuovi da zero.
La casa inglese decise di prendersi un rischio non indifferente, entrando in un mercato poco affollato, ma sconosciuto anche a loro, ma la scommessa riuscì e in men che non si dica gli inglesi avevano conquistato il segmento dei piccoli fuoristrada “tuttofare”.
Durante tutta la storia del fuoristrada inglese il nome di ogni versione era caratterizzato dal passo del modello in questione espresso in pollici, ovvero dalla distanza tra l'asse delle ruote anteriori e quello delle ruote posteriori.
La prima serie aveva un motore a 4 cilindri da 1595 cm³ e un passo da 80 pollici (circa 200 cm) ma, già nel 1949 appare una versione station wagon con un passo da 107 pollici e stessa cilindrata.
Durante il periodo tra il 1957 e il 1971 fu prodotta la seconda serie, sulla quale furono effettuate varie migliorie sia a livello meccanico, come ad esempio la trazione integrale inseribile o le marce ridotte, sia alla carrozzeria, prodotta interamente in metallo. In questa serie vennero ampliate le motorizzazioni che spaziavano da 1997 a 2286 cm³.
La terza serie prodotta tra il 1971 e il 1982 non subì grandi variazioni rispetto alla precedente tranne le motorizzazioni che partivano da 2286 cm³ su un 4 cilindri diesel.
La rivoluzione avvenne tra il 1979 e il 1983, quando venne introdotta sul mercato la versione “stage 1” che montava un motore depotenziato derivante dalla Range Rover, un 8 cilindri a V da 3528 cm³, e sulla quale venne sostituita la mascherina rientrante con una in linea con i fari, proprio come la conosciamo ancora oggi.
É in questo momento che Land Rover, dopo averne sperimentati parecchio, trova il passo ottimale per le sue vetture stabilizzando questa misura per oltre 30 anni sui modelli 90 e 110.
Per ora ho sempre parlato di Defender per semplicità ma, in realtà, è nel 1989 che nasce questo marchio grazie al grande uso di questa vettura in ambito militare.
L'ultima serie inizia nel 2007 in corrispondenza con l'acquisizione del gruppo Rover da parte della Tata; fortunatamente, pur cambiando proprietà, i veicoli non vennero rivoluzionati e si continuò a produrre prevalentemente negli stabilimenti inglesi seguendo la tradizione e la filosofia vincente che contraddistingue il Defender.
Durante questi 68 anni ci sono state innumerevoli edizioni speciali e rivisitazioni, alcune molto famose e riuscite, altre meno come ad esempio la versione pick-up. Per la fine della produzione, infatti, sono state presentate 3 edizioni speciali:
- Heritage: 400 esemplari a 35.600 € disponibili sulle versioni 90 Hard Top, 90 Station Wagon e 110 Station Wagon
- Adventure: 600 esemplari a 55.700 € disponibili sulle versioni 90 e 110 Station Wagon
- Autobiography: 80 esemplari a 79.200 € disponibili esclusivamente sulla versione 90 Station Wagon
In questi giorni, nello storico stabilimento di Solihull, è uscito l'ultimo dei 2.016.933 esemplari prodotti durante tutti questi anni che hanno reso questa vettura una vera e propria icona delle auto britanniche. In casa Rover è gia pronto il concept per un nuovo modello “figlio” del Defender; riuscirà a portare avanti un eredità così importante ??
Questo ancora non lo possiamo sapere, l'unica cosa di cui siamo certi è che: DEFENDER NEVER DIE...
Questo ancora non lo possiamo sapere, l'unica cosa di cui siamo certi è che: DEFENDER NEVER DIE...
Andrea Orlando