PREDATOR PC010: LA FORMULA LOW COST
Il mio sogno nel cassetto, e forse quello di chiunque sta leggendo questo articolo, è sempre stato quello di fare il pilota di auto da corsa, affrontando la pista con l'adrenalina in circolo, pronto a dare gas insieme ad altri matti con la benzina nelle vene, divorando l'asfalto alla ricerca del limite, curva dopo curva.
Purtroppo però il mondo del motorsport è uno dei più crudeli in questo senso, nel quale passione e talento non bastano, ma trova spazio solo chi può sostenere i costi di gestione di un campionato. Il mito del pilota che corre per vivere è un po' un miraggio, ed a meno che non si guidi nel mondiale è proprio il pilota a portare budget alla squadra, lasciando una bella valigetta piena alla squadra prima ancora di iniziare la stagione.
Ma in questo panorama così restrittivo è nata una categoria alla portata di (quasi) tutti, con il merito di metterti dietro al volante di una vera e propria Formula con una spesa decisamente contenuta.
Si chiama Formula Predator e noi siamo stati a Franciacorta per un test, capendo sulla nostra pelle cosa significhi mordere la pista sdraiati dentro un abitacolo stretto e scomodo.
Purtroppo però il mondo del motorsport è uno dei più crudeli in questo senso, nel quale passione e talento non bastano, ma trova spazio solo chi può sostenere i costi di gestione di un campionato. Il mito del pilota che corre per vivere è un po' un miraggio, ed a meno che non si guidi nel mondiale è proprio il pilota a portare budget alla squadra, lasciando una bella valigetta piena alla squadra prima ancora di iniziare la stagione.
Ma in questo panorama così restrittivo è nata una categoria alla portata di (quasi) tutti, con il merito di metterti dietro al volante di una vera e propria Formula con una spesa decisamente contenuta.
Si chiama Formula Predator e noi siamo stati a Franciacorta per un test, capendo sulla nostra pelle cosa significhi mordere la pista sdraiati dentro un abitacolo stretto e scomodo.
Partiamo dalle macchine.
Le Predator sono auto Formula, ovvero monoposto a ruote scoperte e telaio tubolare, con un motore 600 Honda e poco più, senza ovviamente nessun tipo di controllo elettronico.
Ne esistono tre modelli diversi, chiamati PC008, PC010 e PC015. Le prime due hanno 98 cv e si somigliano molto, eccezion fatta per il pacchetto aerodinamico, che introduce sulla seconda soluzioni come il fondo scalinato e l'estrattore posteriore.
La terza invece è la più recente e raffinata delle tre, con un motore più potente - circa 105 cv - e un'aerodinamica nata in galleria del vento, avvicinandosi ai campionati formula più blasonati, come Renault, F4 ed F3.
Il tutto su un peso di poco più di 400 kg compreso il pilota.
Quello che sorprende è il costo di queste monoposto, ridotto veramente all'osso. Bastano infatti solo 20 mila euro (più iva) per avere una PC015, mentre con poco più di 10 mila si porta a casa una 010 in ottime condizioni.
Noi in pista ci siamo scesi, e con noi la SimRacing Motorsport, una squadra che dispone di diverse di queste Predator, oltre a seguire attivamente i campionati di simulazione.
SimRacing appunto si occupa del noleggio delle monoposto offrendo un pacchetto completo per tutta la stagione: per esempio, per correre le sei gare con una PC010, sono sufficienti 10 mila euro, a cui non va aggiunto nulla, se non il costo degli eventuali danni (che hanno un peso relativo, visto il costo della vettura) e delle libere extra.
Sicuramente sono cifre importanti, ma non sono nulla considerando i reali costi di gestione, trasporto e manutenzione di una monoposto per un'intera stagione. Proprio per questo il campionato riesce ad accogliere circa 20 piloti ogni anno, tutti accomunati da una grande passione e da un hobby un po' costoso.
Le Predator sono auto Formula, ovvero monoposto a ruote scoperte e telaio tubolare, con un motore 600 Honda e poco più, senza ovviamente nessun tipo di controllo elettronico.
Ne esistono tre modelli diversi, chiamati PC008, PC010 e PC015. Le prime due hanno 98 cv e si somigliano molto, eccezion fatta per il pacchetto aerodinamico, che introduce sulla seconda soluzioni come il fondo scalinato e l'estrattore posteriore.
La terza invece è la più recente e raffinata delle tre, con un motore più potente - circa 105 cv - e un'aerodinamica nata in galleria del vento, avvicinandosi ai campionati formula più blasonati, come Renault, F4 ed F3.
Il tutto su un peso di poco più di 400 kg compreso il pilota.
Quello che sorprende è il costo di queste monoposto, ridotto veramente all'osso. Bastano infatti solo 20 mila euro (più iva) per avere una PC015, mentre con poco più di 10 mila si porta a casa una 010 in ottime condizioni.
Noi in pista ci siamo scesi, e con noi la SimRacing Motorsport, una squadra che dispone di diverse di queste Predator, oltre a seguire attivamente i campionati di simulazione.
SimRacing appunto si occupa del noleggio delle monoposto offrendo un pacchetto completo per tutta la stagione: per esempio, per correre le sei gare con una PC010, sono sufficienti 10 mila euro, a cui non va aggiunto nulla, se non il costo degli eventuali danni (che hanno un peso relativo, visto il costo della vettura) e delle libere extra.
Sicuramente sono cifre importanti, ma non sono nulla considerando i reali costi di gestione, trasporto e manutenzione di una monoposto per un'intera stagione. Proprio per questo il campionato riesce ad accogliere circa 20 piloti ogni anno, tutti accomunati da una grande passione e da un hobby un po' costoso.
Ma passiamo alla guida.
L'abitacolo è stretto e completamente spoglio, con poco più di un volante minuscolo ed un quadro strumenti adattato da una moto stradale, utile solo a vedere il regime motore ed la temperatura dell'acqua. Si guida seduti per terra con pochissima visibilità, ed i miseri specchietti laterali perdono ogni utilità in velocità, quando le vibrazioni si fanno importanti.
Nessun tipo di confort, controllo o servoassistenza rendono leve, volante e pedali tanto duri quanto "sinceri", capaci di rendere chiare ed inequivocabili tutte le sensazioni trasmesse dalla macchina e dall'asfalto.
Il rumore del quattro cilindri non è filtrato da nulla, ed a limitatore piomba dentro l'abitacolo con tutta la sua voce, assordante e meravigliosa.
Tra i cordoli tutto questo si traduce in una monoposto nervosa, non del tutto facile da guidare e da capire, ballerina con il posteriore in apertura e staccata, ma incredibilmente stabile ed attaccata a terra, con dei limiti ben chiari, che non perdonano. Insomma sembra di stare su un kart formato maxi, con qualche cavallo in più.
L'abitacolo è stretto e completamente spoglio, con poco più di un volante minuscolo ed un quadro strumenti adattato da una moto stradale, utile solo a vedere il regime motore ed la temperatura dell'acqua. Si guida seduti per terra con pochissima visibilità, ed i miseri specchietti laterali perdono ogni utilità in velocità, quando le vibrazioni si fanno importanti.
Nessun tipo di confort, controllo o servoassistenza rendono leve, volante e pedali tanto duri quanto "sinceri", capaci di rendere chiare ed inequivocabili tutte le sensazioni trasmesse dalla macchina e dall'asfalto.
Il rumore del quattro cilindri non è filtrato da nulla, ed a limitatore piomba dentro l'abitacolo con tutta la sua voce, assordante e meravigliosa.
Tra i cordoli tutto questo si traduce in una monoposto nervosa, non del tutto facile da guidare e da capire, ballerina con il posteriore in apertura e staccata, ma incredibilmente stabile ed attaccata a terra, con dei limiti ben chiari, che non perdonano. Insomma sembra di stare su un kart formato maxi, con qualche cavallo in più.
La mia esperienza, la prima in pista con un'auto da corsa, l'ho fatta su due turni, finendo il primo in pochissimi minuti.
Due errori che mi sono costati il turno, con un primo testa coda in staccata che non mi ha impedito di ripartire, ma finendo solo due giri più tardi nella ghiaia. Bandiera rossa e ritiro, se così vogliamo chiamarlo, per rimettere in sesto la macchina.
Ma nel secondo turno è iniziata la magia, e dopo i primi giri da vecchio con il cappello per evitare l'errore di solo mezz'ora prima, ho iniziato a capire cosa potesse fare la mia PC010, iniziando a spingere sempre di più e a divertirmi realmente.
Non posso dire di essere andato forte, ma non mi importava di prendere la paga anche da chi girava con le 008, mi stavo divertendo troppo alla scoperta di un mondo nuovo in cui scompare tutto quello che sta fuori da quella sottile striscia di asfalto. Senza esperienza ed a suon di bandiere blu, sono riuscito ad infilare poco più di 10 giri, passando da un tempo indiscutibilmente lento di 1.53 fino ad un 1.38 che per me vale come una vittoria; nonostante i quasi 15 secondi ancora da un tempo gara accettabile, il successo è stato il capire realmente la macchina, armonizzando i miei comportamenti con quella rumorosa scatola di acciaio e alluminio tra i cordoli di una pista mai vista.
Con questa esperienza abbiamo capito che la Predator è riuscita nell'obiettivo di mettere in pista anche chi non vuole o non può permettersi una stagione ai massimi livelli, ma chiede solo di divertirsi spremendo il possibile da un motore da moto, senza toccare i 300 orari, ma spingendo al massimo in ogni singola curva.
Speriamo solo di riuscire a ripetere l'esperienza il prima possibile, perchè davvero ne vale la pena!
Matteo Pedetti
Due errori che mi sono costati il turno, con un primo testa coda in staccata che non mi ha impedito di ripartire, ma finendo solo due giri più tardi nella ghiaia. Bandiera rossa e ritiro, se così vogliamo chiamarlo, per rimettere in sesto la macchina.
Ma nel secondo turno è iniziata la magia, e dopo i primi giri da vecchio con il cappello per evitare l'errore di solo mezz'ora prima, ho iniziato a capire cosa potesse fare la mia PC010, iniziando a spingere sempre di più e a divertirmi realmente.
Non posso dire di essere andato forte, ma non mi importava di prendere la paga anche da chi girava con le 008, mi stavo divertendo troppo alla scoperta di un mondo nuovo in cui scompare tutto quello che sta fuori da quella sottile striscia di asfalto. Senza esperienza ed a suon di bandiere blu, sono riuscito ad infilare poco più di 10 giri, passando da un tempo indiscutibilmente lento di 1.53 fino ad un 1.38 che per me vale come una vittoria; nonostante i quasi 15 secondi ancora da un tempo gara accettabile, il successo è stato il capire realmente la macchina, armonizzando i miei comportamenti con quella rumorosa scatola di acciaio e alluminio tra i cordoli di una pista mai vista.
Con questa esperienza abbiamo capito che la Predator è riuscita nell'obiettivo di mettere in pista anche chi non vuole o non può permettersi una stagione ai massimi livelli, ma chiede solo di divertirsi spremendo il possibile da un motore da moto, senza toccare i 300 orari, ma spingendo al massimo in ogni singola curva.
Speriamo solo di riuscire a ripetere l'esperienza il prima possibile, perchè davvero ne vale la pena!
Matteo Pedetti
Ringraziamo SimRacing Motorsport per l'esperienza meravigliosa e Ruote Motrici per le immagini